Per moltissimi Bleviani la riva del Belvedere è un importante pezzo del paese da continuare a utilizzare; per altri invece è un luogo inutile che si sarebbe potuto sacrificare in cambio di altri benefici.
Di fatto il Belvedere è sempre stato un luogo a disposizione della gente e la scelta di eliminarlo non ha interpretato il sentimento collettivo di una importante parte della comunità bleviana.
Oggi la riva è di nuovo praticabile, dopo anni di chiusura per vicissitudini tecniche e amministrative. La disponibilità di acque pulite ne aumenterà il valore e le possibilità di utilizzo.
Dobbiamo ringraziare quei cittadini che con grande senso civico si sono adoperati per tutelare il Belvedere e per mantenerlo tra i luoghi accessibili a tutti.
Tutt’altra questione è invece quella delle vicende giudiziarie sopravvenute alle scelte politiche del 2008 che hanno avuto sviluppi autonomi.
Mescolare i due livelli è fuorviante.
Capovolgere il punto di vista, colpevolizzando quei cittadini che hanno esercitato un loro diritto richiedendo agli enti preposti di verificare la correttezza delle operazioni di vendita del 2008, è altrettanto fuorviante.
Nei cinque anni di amministrazione passati, a partire dalla campagna elettorale del 2009, il gruppo Settefrazioni non ha mai fatto cenno alle vicende giudiziarie degli amministratori precedenti, né ha approfittato in alcun modo della situazione per rafforzare la propria idea sul Belvedere.
Viceversa, nel corso degli stessi cinque anni, le segnalazioni e le richieste di verifica di legittimità agli enti preposti, effettuate delle opposizioni su vari provvedimenti amministrativi, sono state numerose, ma nessuno ha mai pensato di tacciarle di infamia.
Si rimettano dunque le cose al loro posto, attribuendo tutto il rispetto dovuto alle scelte dei cittadini, al corso della Giustizia, alle vicende personali e umane dei protagonisti.